[Test] Scott Strike e-ride 910 + Kenda Hellkat Pro

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Scott è un marchio molto attivo nel settore e-MTB sportive, negli ultimi anni ha presentato numerosi modelli, spaziando tra motori, integrazione batterie, sistemi di sospensione e formato ruote. L’ultima nata è la Strike e-ride che si posiziona tra la Spark e-ride (XC – trail) e la Genius e-ride (all mountain – enduro).

Rispetto alle altre due biammortizzate in gamma è l’unica che monta un sistema motore Bosch Performance CX al posto del sistema Shimano. Ma questa non è l’unica differenza: a colpo d’occhio si nota subito una linea più filante dovuta alla batteria PowerTube che si integra alla perfezione nel tubo obliquo, ed un carro più lungo dovuto all’ingombro del motore tedesco.

Scott Italia mi ha fornito una Strike e-ride 910 , la top di gamma con ruote da 29″, che ho messo alla prova sui sentieri finalesi e della val Maremola per circa 300 km e ben 11000 mt d+.

In sintesi

Materiale telaio: Telaio e carro posteriore in lega di alluminio
Formato ruote: 29″ × 2.60″
Geometrie variabili: Si
Corsa ant/post: 140/140-90 mm
Sistema sospensione: Virtual 4 link kinematic
Mozzo posteriore: 148×12 boost
Mozzo anteriore: 110×15 boost
Trasmissione: 1×12(16t – 11/50)
Attacco Portaborraccia: Si, in posizione classica
Motore e batteria: Bosch Performance CX – batteria PowerTube 500 Wh integrata 
Peso rilevato senza pedali: Taglia M, 23.63 kg con pneumatici Maxxis Rekon EXO+ tubeless ready e camere d’aria (montaggio originale) – 23.99 kg con pneumatici Kenda Hellkat Pro e inserto Mariposa Tyreinvader + lattice.

Analisi statica

La Strike eRide 910 incarna la versatilità all’interno della gamma eRide. Si presenta in una livrea verde scuro metallizzato opaco, inusuale ed elegante, che ben si abbina al nero opaco della parte inferiore del telaio e della totalità dei componenti. A vivacizzare l’insieme troviamo alcune scritte e il logo sul tubo sterzo in giallo acido a contrasto.

Il telaio richiama le linee delle sorelle della famiglia eRide, Genius e Spark, ma grazie alla forma della batteria Bosch PowerTube, abbiamo una sezione del tubo obliquo più tondeggiante, che si traduce in una vista laterale più armoniosa. Da notare la biella asimmetrica che aziona l’ammortizzatore, il quale è decentrato rispetto al telaio per via della forma del supporto del motore. Sulla biella è presente il flip chip per adeguare le geometrie del telaio in funzione della dimensione ruota scelta, HIGH se si adottano ruote da 27+, LOW se si utilizzano ruote da 29″.

Scott ci ha abituato ad una cura maniacale nello studio del passaggio cavi all’interno del telaio, solo il tubo del freno posteriore corre esterno al fodero basso sinistro, mentre tutti gli altri cavi sono completamente nascosti. Davvero un lavoro ben fatto! Ritengo però poco piacevoli i copri guaina spiralati che vanno dal manubrio al telaio, potrebbero essere rimpiazzati da clip più discrete.

Motore e batteria sono ben riparati da robuste protezioni in materiale plastico pronte ad attutire gli impatti con il terreno e con le pietre alzate dalla ruota anteriore. Il fodero basso destro è ricoperto superiormente da una gomma sagomata che lo protegge dalle oscillazioni della catena. Purtroppo nella parte inferiore non sono state previste protezioni, e il fodero a fine test presentava evidenti segni di contatto con la catena.

Sotto al tubo obliquo, in prossimità della serie sterzo, troviamo un solido bumper che limita la rotazione della forcella ed evita che la stessa possa urtare il telaio in caso di caduta. Sul fodero sinistro è presente anche un attacco per un eventuale cavalletto. L’attacco per il portaborraccia è in posizione classica, ben raggiungibile sul tubo obliquo, e ci permette di ospitare borracce di grandi dimensioni.

Lo schema di sospensione è un quadrilatero con giunto Horst, che Scott chiama Virtual 4link Design. Come elemento ammortizzante troviamo un Fox Nude Evol nella misura metrica di 185X50mm con attacco Trunnion, appositamente studiato per essere abbinato al comando remoto al manubrio Twinlock. Alla base dell’ammortizzatore è presente il registro che controlla il ritorno. Agendo sul Twinlock posto in prossimità della manopola sinistra, avremo la possibilità di ridurre la corsa della sospensione da 140 a 90 mm rendendola più sostenuta, o di bloccarla per evitarne l’oscillazione indotta dalla pedalata. Simultaneamente verrà azionato il controllo idraulico in compressione della forcella con lo stesso scopo.

Nonostante un elevato rapporto di compressione dell’ammortizzatore, la sospensione lavora in maniera omogenea su tutto l’arco di corsa, con un buon sostegno iniziale e una generosa progressione nella seconda parte. Durante la fase di frenata il sistema rimane attivo seguendo le asperità del terreno, anche in caso di bloccaggio della ruota.

La forcella FOX 34 Float Performance Elite Air FIT4 è stata una piacevole sorpresa, nonostante gli steli da 34mm e i soli 140 mm di escursione, si è comportata egregiamente, lavorando in sincronia perfetta con la sospensione posteriore. I rider più aggressivi noteranno qualche flessione nelle staccate al limite, ma è da ritenersi adeguata per la destinazione d’uso prevista per questa bici. Sulla sommità dello stelo destro è presente una regolazione fine della compressione in “open mode”, e nella parte inferiore del fodero troviamo il registro del ritorno.

Il reggisella telescopico è un FOX Transfer da 31.6mm, con abbassamento di 125mm per la taglia M, che si è dimostrato impeccabile per tutta la durata del test. Dopo alcune prove sono anche riuscito a trovare una posizione accettabile al minimale comando remoto sull’affollato manubrio. La sella Syncros ha una seduta piatta e larga con un’imbottitura abbastanza densa, e una forma piuttosto affusolata che agevola gli spostamenti e i fuori sella, si è dimostrata sufficientemente comoda anche su lunghi trasferimenti pedalati.

Per la scelta dei componenti della trasmissione si è badato più alla sostanza che all’apparenza, troviamo un cambio GX Eagle abbinato ad un comando NX con cambiata singola, una cassetta con rapportatura 11-50 a 12 velocità, e sulle pedivelle X1 da 165mm è stata montata una coroncina da 16 denti. Questa combinazione di componenti SRAM si è rivelata precisa e affidabile ed anche economica in caso di rottura o sostituzione. Avrei gradito una coroncina da 15 denti al posto di quella da 16 per avere una rapportatura più corta per sfruttare meglio il motore sulle salite estreme.

La stessa filosofia adottata per la trasmissione, la ritroviamo per la scelta dei freni. Sulla Strike è presente una bella coppia di instancabili Shimano Zee abbinati a dischi da 203 mm con attacco Center Lock. Li ho apprezzati per il feeling immediato che sanno trasmettere, sono potenti, modulabili, silenziosi e con una frenata costante. Per regolare la distanza della leva dal manubrio è necessario intervenire con una chiave a brugola, peccato che manchi un registro manuale.

Le ruote sono state assemblate partendo da mozzi Formula a 32 fori abbinati a cerchi Alex Rims da 30mm di canale interno marchiati Syncros, la misura ideale per ospitare gomme da 2.6″ di sezione. Queste ruote hanno resistito bene agli abusi a cui sono state sottoposte, e a fine test presentavano solo alcuni lievi segni. Sia all’anteriore che al posteriore troviamo i perni passanti dotati di pratiche leve per lo smontaggio delle ruote.

Durante il test ho utilizzato due configurazioni di gomme, quella di serie, ovvero una coppia di Maxxis Rekon EXO+ da 2.6″ montata con camere d’aria, e poi successivamente, una coppia di Kenda HellKat Pro emc specifiche per e-bike, montate tubeless con l’aggiunta dell’inserto Tyreinvader di Effetto Mariposa che vi avevo presentato qui . Questo cambio gomme mi ha permesso di esaltare le doti dinamiche di questo progetto.

Le Rekon le ho apprezzate per la loro scorrevolezza, adatte principalmente a terreni duri o molto compatti, ma che ben presto hanno mostrato i loro limiti in frenata e su terreni smossi per via della scarsa tassellatura. Chiaramente il montaggio con camera d’aria mi ha costretto a pressioni di gonfiaggio piuttosto elevate che hanno penalizzato ulteriormente il grip. Questa configurazione è idonea a chi utilizza la bici su terreni facili e a velocità medio-basse. Per i rider che desiderano spremere maggiormente la bici ed affrontare terreni più impegnativi è opportuno valutare un cambio di coperture.

Le HellKat che ho utilizzato nella seconda fase del test adottano una carcassa rinforzata specifica per l’utilizzo su ebike omologate fino a 45 km/h. Misurate al tassello hanno una larghezza effettiva di oltre 68mm che si riduce a circa 64mm alla carcassa. Il profilo è abbastanza rotondo, con una tassellatura centrale pronunciata e ben spaziata per scaricare il fango, e con tasselli laterali di dimensioni generose per la aggredire il terreno in fase di curva.

Con queste gomme ho potuto alzare le prestazioni della bici in tutte le condizioni, sia su terreni secchi che umidi, e ho notato un notevole incremento di grip sia in fase di frenata che di percorrenza di curva rispetto alle gomme di serie. Parte del merito va attribuito a Tyreinvader che mi ha permesso di abbassare leggermente la pressione di gonfiaggio per avere maggior impronta a terra, pur garantendo una discreta protezione al cerchio e alla gomma in caso di impatti con rocce tipiche dei sentieri liguri. Da segnalare un’usura percepibile della gomma montata al posteriore per via di una mescola piuttosto morbida che si consuma velocemente.

I componenti che costituicono il cockpit sono stati presi dal catalogo Syncros: troviamo un manubrio in lega d.b. largo 760 mm con rise 20 mm, abbinato ad un attacco da 50 mm anch’esso in lega di alluminio con apposito supporto per posizionare il display Kiox, entrambi perfetti per questo allestimento. Le manopole Comfort, costruite in gomma molto morbida, mi sono piaciute per il grip ineccepibile in discesa, e per l’utile aletta di supporto che sostiene il palmo della mano durante i traferimenti pedalati. Sono dotate di un solo anello di bloccaggio che ci consente di impugnare il manubrio all’estremità senza avere fastidi.

Sul lato destro troveremo il comando cambio NX e sulla sinistra il comando remoto del reggisella, il Twinloc remote per intervenire sulle sospensioni, e il comando per per gestire le assistenze, infine il display Kiox posto al centro del manubrio. Tutti questi comandi creano un po’ di affollamento sul manubrio, specialmente per chi come me è abituato ad utilizzare molto spesso il reggisella telescopico e gradisce azionare il comando con la mano sinistra. Ho dovuto fare alcune prove prima di trovare un buon compromesso ergonomico che mi permettesse di aver tutto a portata di dita.

Un doveroso approfondimento lo merita il sistema Twin Lock esclusivo Scott, che ci permette tramite il comando remoto di modificare velocemente la taratura delle sospensioni senza staccare le mani dal manubrio. Il comando è composto da una leva e un pulsante di rilascio, ed è posizionato sotto al manubrio in prossimità della manopola sinistra. Vediamo nel dettaglio cosa comporta l’azionamento di questo dispositivo:

  • Posizione neutra – le sospensioni sono libere, ideale per affrontare le discese o terreni accidentati.
  • Primo scatto – forcella più sostenuta e sospensione posteriore ridotta da 140mm a 90mm per avere un minore affondamento statico, un movimento centrale più alto e geometrie più verticali per migliorare l’efficenza in pedalata e le prestazioni in salita tecnica.
  • Secondo scatto – Sospensioni bloccate per la massima efficienza di pedalata su terreni molto scorrevoli o trasferimenti asfaltati.

Del motore Bosch Performance CX si sa praticamente tutto, in questo caso lo troviamo abbinato alla batteria PowerTube e al display Kiox con il suo comando dedicato. Come promemoria vi riporto uno specchietto delle cinque modalità a nostra disposizione.

  • OFF – Sistema acceso ma nessuna assistenza fornita dal motore
  • ECO – Assistenza minima per risparmiare batteria e massimizzare l’autonomia.
  • TOUR – Assistenza buona adatta a qualunque ambito di utilizzo
  • EMTB – Assistenza adattiva variabile automaticamente tra Tour e Turbo, è l’ideale per un utilizzo sportivo della ebike e in tutte quelle situazioni dove necessitiamo di massima spinta e massimo controllo
  • TURBO – Assistenza massima, ci permette di arrivare velocemente alla soglia dei 25kmh imposti dal C.d.S., risultando molto pronta alle accelerazioni ma scorbutica da gestire. In questa modalità le percorrenze kilometriche calano visibilmente.

Per attivare la modalità camminata assistita bisogna agire sul tasto posto anteriormente al comando remoto del Kiox, rilasciarlo e velocemente premere il tasto (+). La funzione rimarrà attiva fino a quando non si rilascerà il tasto. Per accendere la bici bisogna premere l’apposito tasto sulla parte bassa del display.

Il Kiox è il nuovo display a colori di Bosch, è molto ben visibile sotto alla luce diretta del sole, ha anche la possibilità di essere collegato tramite protocollo Bluetooth ad una fascia cardio e ad uno smartphone tramite l’applicazione proprietaria Bosch ebike Connect che, con l’ausilio del GPS dello smartphone, ci permetterà di registrare i nostri giri. Molto utile poter monitorare esattamente la percentuale residua della batteria, che ci fornisce un dato più attendibile rispetto alla visualizzazione delle classiche tacche. Il Kiox è ancorato magneticamente al supporto fissato alla sommità della serie sterzo: questo posizionamento è piuttosto esposto ad urti in caso di caduta, e potrebbe causare la perdita o la rottura del display. Il comando remoto prevede ben 6 tasti, che potrebbero creare un po’ di confusione durante i primi utilizzi.

Questo display ci fornisce ben sette pagine di informazioni più una dedicata alle impostazioni che potremmo scorrere utilizzando i tasti (<) e (>). La riga più in alto ci indica sempre la modalità inserita e la percentuale batteria residua, le altre informazioni cambiano ad ogni pagina e non sono personalizzabili. Nell’ordine troveremo:

  1. Ora del giorno, velocità istantanea, grafico con potenza apportata dal rider e dal motore, le due linee bianche in alto indicano la velocità media di un segmento in rapporto al precedente.
  2. Velocità istantanea, ora del giorno, autonomia residua in km.
  3. Velocità istantanea, distanza percorsa e tempo trascorso dall’ultimo azzeramento.
  4. Velocità istantanea, potenza istantanea impressa sui pedali espressa Watt e cadenza della pedalata.
  5. Velocità istantanea, velocità media e velocità massima dall’ultimo azzeramento.
  6. Velocità istantanea, distanza percorsa, autonomia residua in km, cadenza pedalata, frequenza cardiaca (solo con accessorio opzionale Bluetooth).
  7. Velocità istantanea, frequenza cardiaca (solo con accessorio opzionale Bluetooth).
  8. Impostazioni, questa pagina è utilizzabile solo da fermi.

La batteria PowerTube da 500 Wh è inserita sotto al tubo obliquo, ben integrata e protetta. Per sganciare la batteria dal telaio bisognerà utilizzare la chiave in dotazione per azionare la serratura posta sul lato destro del tubo obliquo. Vi ricordo che per caricare la batteria non è necessario estrarla dal telaio, si può collegare lo spinotto del carica batteria direttamente alla presa ubicata sul lato sinistro del tubo obliquo, che risulta protetta da un coperchio magnetico.

Nota di merito per i tecnici Scott che sono riusciti ad integrare il sensore di velocità del sistema Bosch all’estremità del fodero alto in prossimità del perno ruota posteriore. Il relativo magnete è integrato in una ghiera fissata l’attacco del disco. Questa soluzione permette di eliminare il magnete che solitamente è fissato ad un raggio e di proteggere meglio il sensore e il relativo cavo.

Geometrie e Prezzi

Le geometrie della Strike eRide sono ben calibrate per il segmeto delle Trail – All Mountain, ottimamente bilanciate sia per affrontare le salite più impervie che le discese più concitate. Nel dettaglio della taglia M abbiamo un seat tube da 440mm con un angolo di 73.9° che ci porterà ad una seduta non particolarmente avanzata, e in abbinamento ad un orizzontale virtuale di 602mm avremo una posizione di pedalata abbastanza allungata ma non stancante. Per avere un maggior carico all’anteriore e migliorare la direzionalità, ho spostato uno spessore da sotto a sopra l’attacco manubrio. Il carro è lungo 476mm, dovuto al l’ingombro del motore Bosch, e ci aiuterà nelle salite più ripide a mantenere la trazione, penalizzandoci nella maneggevolezza. Anche il passo piuttosto lungo condizionerà la giocosità, ma aumenterà la stabilita sui tratti veloci. Per ultimo voglio spendere due parole sull’angolo sterzo da 65.4° che potrebbe sembrare troppo disteso per una Trail, ma che abbinato alla ruota da 29″ ci permette di osare qualcosina in più in discesa.

La Strike eRide è disponibile in tre allestimenti con la possibilità di averla sia con ruote da 29″ (serie 900), che con ruote da 27+(serie 700) allo stesso prezzo di listino.

STRIKE eRIDE 910 a 5999€

STRIKE eRIDE 920 a 4799€

STRIKE eRIDE 930 a 4299€

Il resto della gamma Strike lo potete trovare a questo link

In azione

Definire trail bike la Strike eRide è riduttivo, questo lo si percepisce immediatamente: sospensioni di qualità ben armonizzate tra loro, freni appartenenti ad una categoria superiore, e un gruppo a 12 velocità con un ampio range di rapporti, mi hanno fatto apprezzare ancor di più le doti dinamiche di questo progetto. Ci sono volute alcune uscite per prendere confidenza con tutti i comandi posizionati sul manubrio, ma trovato il giusto feeling, mi è sembrato molto utile e naturale utilizzare il sistema TwinLoc per adattare la risposta delle sospensioni al terreno che stavo affrontando semplicemente pigiando una leva.

La posizione di guida è ben centrata sulla bici, mi ha permesso di affrontare con sicurezza e controllo tutti gli ostacoli che mi si sono presentati davanti. Il manubrio ha la giusta larghezza per non rallentare le manovre nello stretto, ma è sufficientemente largo per garantire una presa sicura sui trail veloci e impegnativi.

Salita

Il suo pane quotidiano! Sfruttando la posizione intermedia del TwinLoc che limita la corsa della sospensione posteriore a 90mm tenendo alto il movimento centrale e angoli più verticali, la modalità emtb del Bosch e la trazione delle 29″ × 2.6″, sono riuscito a superare le salite più impervie e alcuni ostici passaggi tecnici con enorme soddifazione. Con questa configurazione, la bici diventa facile da condurre nonostante un passo e un carro piuttosto lunghi, a patto di cercare traiettorie larghe e rotonde. Sarebbe stato gradito un pignone con un dente in meno per poter avere una rapportatura più leggera per agevolare l’erogazione del motore sui tratti più estremi.

La posizione in pedalata risulta comoda anche durante le lunghe salite su strade con fondo compatto, permettendomi di mantenere buone velocità e ottenere una ottima autonomia utilizzando solo assistenze minime.

In pianura sono riuscito facilmente a mantenere velocità di crociera oltre i 25kmh, quindi senza l’ausilio del motore, grazie alla scorrevolezza dei mozzi e dei freni che non oppongono attriti rilevanti. Entrambe le gommature sono risultate scorrevoli, con un minimo vantaggio a favore della gommatura di serie.

Discesa

Mi ha sorpreso! Non mi aspettavo doti discesistiche di questo livello da una trail, invece la Strike ha sfoderato le sue armi migliori proprio in questo ambito. Sui trail più ripidi e tecnici mi è piaciuta per equilibrio e concretezza, facendomi sentire sempre a mio agio. Solo affrontando le inversioni più strette si nota che il carro lungo condiziona la linea in chiusura di curva. Aumentando la velocità la bici rimane sempre precisa in impostazione di linea, permettendomi ingressi in curva veloci e sicuri, con una naturalezza che solo le migliori enduro sanno offrire. Sui trail ad alta velocità si apprezza l’ottimo lavoro svolto dalle sospensioni che sono sempre pronte ad incassare urti di media entità senza scomporsi.

Per condurre al meglio questa bici è bene lasciarla scorrere il più possibile con una guida leggera ma incisiva, cercando traiettorie raccordate e morbide.

Autonomia

È risaputo che il sistema Bosch è abbastanza parco nei consumi a patto di non abusare con delle assistenze più alte. Sono riuscito a concludere uscite con oltre 1500mt d+ su terreni impervi utilizzando molto la modalità dinamica emtb. La visualizzazione del residuo batteria in percentuale ci permette di avere sempre sotto controllo la situazione e pianificare esattamente l’uscita senza avere sorprese.

Problemi riscontrati durante il test

Lo sfregamento della catena sulla parte inferiore del fodero orizzontale destro ha rovinato vistosamente la verniciatura.

Per via di un passaggio ruota risicato, si notano gli sfregamenti della gomma all’interno dei foderi. In caso di terreni fangosi o durante l’inverno sarebbe meglio optare per una sezione di gomma inferiore al 2.6″ montato di serie.

Causa una caduta ho rischiato di danneggiare o perdere il Kiox che si è separato dal suo supporto: avere il display che svetta sull’attacco manubrio di una eMTB la ritengo una scelta inadeguata.

Conclusioni

La Strike eRide 910 ha tutto quello che si può desiderare da una trail, versatilità e polivalenza in primis, un montaggio sostanzioso e robusto e un’estetica sobria e piacevole. Il rider sportivo in evoluzione l’apprezzerà per le sue doti dinamiche specialmente affrontando salite tecniche e aumentando la velocità in discesa, il rider occasionale la amerà per il comfort, la sicurezza e la poliedricità che solo un progetto ben studiato può offrire.

Con questa bici sarete stimolati ad affrontare nuove sfide in salita e ad alzare l’asticella in discesa, certi di avere un mezzo che vi potrà supportare in ogni occasione.

Per esaltarne le caratteristiche è consigliabile montare un pignone da 15 denti e una coppia di gomme più robuste e tassellate come le ottime Kenda Hellkat Pro che ho utilizzato durante il test.

Scott

Kenda

Effetto Mariposa

Commenti

  1. Mi fa piacere che ti sia piaciuta questa Scott, perché magari con la prossima bici potrei tornare alla nuova Egenius.
    Il Twin lock piaceva molto anche a me, ma i primi giri facevo un bel po di casino fra i vari comandi, ma poi ci si abitua e si apprezza il funzionamento.
    Duca ma secondo te, il fatto di avere poca maneggevolezza, non è da imputare per buona parte alle ruote da 29”?!
    Sarebbe stato interessante se fossi riuscito a fare un paragone montando le 27.5”!!
  2. alexnotari65:

    Mi fa piacere che ti sia piaciuta questa Scott, perché magari con la prossima bici potrei tornare alla nuova Egenius.
    Il Twin lock piaceva molto anche a me, ma i primi giri facevo un bel po di casino fra i vari comandi, ma poi ci si abitua e si apprezza il funzionamento.
    Duca ma secondo te, il fatto di avere poca maneggevolezza, non è da imputare per buona parte alle ruote da 29”?!
    Sarebbe stato interessante se fossi riuscito a fare un paragone montando le 27.5”!!
    No, la difficoltà a bassa velocità nello stretto non è dovuto alle ruote da 29" ma al carro lungo per via delle dimensioni del Bosch CX.
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