I dischi compositi (pista in acciaio calettata su spider, di solito in lega leggera) hanno come unico vantaggio il “taglio” del calore trasmesso dalla parte periferica interna della pista.
Questo vantaggio consiste nel contenimento della dilatazione della pista stessa rispetto il suo vincolo al mozzo: la pista cambia dimensione per sbalzo termico tanto quanto in un monolitico ma essendo “libera” la sua dimensione cambia principalmente sull’asse radiale, limitando la deformazione assiale. In soldoni , il risultato è che il disco non si “storta”.
Questo avviene in maggior misura quanto più è regolare la geometria della pista, cioè quando il disegno si avvicina ad una corona circolare (immaginiamo una rondella). Ovviamente i dischi narrow (a pista bassa) hanno piste con bretelle di collegamento ai bracci dello spider: quanto più corte saranno, meno deformazione ci sarà della pista.
Anche il loro disegno farà la differenza per contenere spostamenti assiali.
Da preferire dischi con poco spazio tra pista e spider, Hope per esempio (tanto che su pinze di altre case va a cozzare...) o con disegno regolare come gli MDR Magura (che soffrono di altri problemi, col loro sistema di calettamento...)
Per quanto riguarda lo smaltimento del calore, non c’è praticamente differenza tra un monolitico e un composito a parità di materiale e disegno della pista: il calore generato dall’attrito radente (pastiglia-disco) si limita pressoché alla pista, basta toccare le razze del disco dopo una discesa: non ci si scotta come toccare la pista.
Le immagini comunque parlano più di qualsiasi chiacchiera.
Dischi cotti per eccesso di calore hanno la pista marrone o ancor peggio blu, le razze restano isolate.
Sotto tortura, il disco è incandescente sulla pista non sulle razze.
Vedi l'allegato 59266
Vedi l'allegato 59267
Vedi l'allegato 59268